Lei mi dice: 'Te vuoi assistere al parto, vero ?'
E io: 'certo !', in ogni caso, posta così, come avrei potuto rispondere di no ?!?
In realta' non sapevo bene a cosa andavo incontro, ma non me lo sarei perso per nulla al mondo.
Avevo coccolato quella pancia per nove mesi e non vedevo l'ora di iniziare la seconda fase.
Ora, premesso che la risposta alla domanda può dipendere da fattori molto personali (paura della vista del sangue, o della sofferenza, volontà di esser lasciata sola espressa direttamente dalla propria compagna), vi racconto la mia esperienza con una serie di post in ordine temporale.
Nei giorni precedenti alla rottura delle acque abbiamo vissuto una splendida atmosfera di amorevole attesa. Eravamo sereni perchè la gravidanza non aveva dato problemi, avevamo visitato e apprezzato l'ospedale/clinica dove mia moglie avrebbe partorito, conoscevamo la strada per arrivarci, era maggio e la primavera stava esplodendo. Un lunedì mattina prima di fare colazione, ci stiamo vestendo, mia moglie, tra timore e grande emozione, mi fa notare del liquido a terra sotto di lei: sulle prime ha paura di essersela fatta sotto, ma poi capiamo che si sono rotte le acque e, come chi ha fretta di arrivare ad una festa dove troverà l'innamorato/a, ci vestiamo, prendiamo la borsa (preparata in anticipo, ... mi raccomando) con le cose per l'ospedale, e partiamo.
Non c'è stato bisogno di viaggiare veloci o sulla corsia di emergenza, in questi casi non c'è fretta ed è meglio per tutti godersi l'emozione e rimanere quanto più rilassati possibile.
E, in effetti, una volta arrivati in ospedale, per quanto questo possa essere efficiente e vuoto, c'è sempre una certa quantità di (necessarie) visite e procedure da seguire, prima di rilassarsi su di un letto.
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